Beethoven, vita, spiritualità e musica

beethoven, vita, spiritualità e vibrazioniLa profonda dedizione alla musica e la vocazione idealista probabilmente aiutarono il genio di Beethoven a continuare la sua opera di ricerca e creatività musicale, nonostante la sua sordità, consentendo a noi di poter apprezzare i suoi lavori superlativi. La sua concezione filosofica musicale non si distanziava molto da quella di Pitagora e Platone.

 

Beethoven ha dovuto sopportare la grave difficoltà di diventare sordo, che per un grande musicista come lui dev’essere stata un’incredibile lacerazione. Riuscì comunque a continuare a comporre anche dopo essere diventato sordo, probabilmente per il suo grande idealismo e la forte devozione musicale.

Pochi però sanno che anche Beethoven si espresse sulla musica e l’universo nei termini che aveva già enunciato Pitagora. Ecco cosa si legge nella sua autobiografia: “la risonanza, l’onda, di certo sono l’immagine della vita.” E anche che la vita assomiglia “al vibrare delle note e l’uomo a uno strumento a corde.”[1]

Sappiamo che Pitagora definiva l’universo come “musica solidificata” e vedeva tutto come un immenso strumento musicale, da cui era suonata la famosa “armonia delle sfere”. Anche Beethoven era profondamente attratto dalla natura e dal suo rapporto diretto con la musica, e per lui le emozioni suscitate dalla musica non sono un prodotto d’imitazione o suggestione “romantica”, ma piuttosto sono una riproduzione della verità che il compositore riesce a percepire dal suo sguardo sulla natura.

Inoltre, da una lettura cara al compositore tedesco, possiamo capire altre idee condivise da Beethoven che aiutano a comprendere la sua forte spiritualità che collega la musica alla natura e all’universo stesso. Uno dei libri che apprezzava di più era: “Considerazioni sulle opere di Dio nel regno della natura di Christoph Christian Sturm, in cui si possono leggere pensieri differenti per ogni giorno dell’anno. Tra queste pagine si trovano frasi come: “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”, oppure sulla musica: “quante volte dobbiamo ringraziare” la musica per il bene che arreca. E’ “uno dei più puri e innocenti piaceri”, un’arte che dobbiamo impiegare con attenzione, specialmente per la “glorificazione del nostro benigno creatore”.

Insomma, la passione cui Beethoven aveva dedicato la vita, non era per lui solo la meccanica unione di vibrazioni che suscitano piacere, ma un mezzo per riprodurre la vita e partecipare così alla divina danza dell’onda creatrice di tutto. Un approccio molto spirituale direi.

by Wenz

 


[1] L. van Beethoven, Autobiografia di un genio, p. 115

 

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