Accettazione: la strada per la trasformazione

la mente che mente e l'accettazione“La mente che mente” è una frase che possiamo trovare sul web o in qualche libro di filosofia orientale. Il concetto che sta alla base di quest’affermazione è importante, perché nei meccanismi del pensare s’insidiano alcune trappole, ma la soluzione non è nel rifiuto.

 

Sia nell’antagonismo che nell’attaccamento si rischia di divenire schiavi di meccanismi artificiali che dovremmo essere in grado di controllare e non di subire. Non vi è dubbio che la mente gioca molti “scherzi” al nostro equilibrio, ma il modo migliore per controllarla è di non esserne troppo coinvolti.

Accettare la mente e i suoi giochi è naturale, infatti, tutti gli artifici del continuo lavorio mentale non hanno niente di strano: è la natura che lo permette. Dicendo che il troppo pensare non dovrebbe esistere si va contro natura, si compie una scelta repressiva in quanto quello che viene escluso non ha possibilità di manifestarsi. E succede la stessa cosa anche per le emozioni negative, come la paura, l’ansia e la sofferenza, se sono rifiutate poi si accumulano, s’ingigantiscono e diventa più difficile controllarle.

Tutto è naturale e va accettato in quanto tale. Basta rilassarsi osservando con imparzialità quel che accade nella nostra mente, con i pensieri che ci sorgono e se ne vanno perché non trovano terreno su cui attecchire. Non c’è niente da decidere, sono solo cose che accadono. Accade che la mente si manifesta? Non è un problema. Accade che la paura si manifesta? Stessa cosa.

Non siamo la nostra mente, come non siamo le nostre emozioni. Siamo il luogo dove avvengono e perciò possiamo scegliere di essere attraversati da essi usandoli al meglio per gli scopi per cui sono stati creati, oppure di esserne influenzati o peggio travolti.

Se non è accettato alcun problema, l’ansia non è possibile. L’unica cosa che avviene in questo stato di accettazione è la trasformazione, che è quello che dovrebbe avvenire. La mente genera pensieri, ed è quello per cui è stata creata. Non c’è nulla di male o sbagliato in questo. E’ come il traffico nella strada a fianco la nostra casa: fa rumore, ma se spostiamo l’attenzione su qualcos’altro impariamo a non ascoltarlo quando non ci interessa.

(Articolo ispirato agli insegnamenti del maestro Osho)

by Wenz

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2 commenti

  1. Io sono d’accordo ma, secondo la mia esperienza, le persone non vogliono rinunciare al coinvolgimento anche se questo comporta dolore e, a volte, malattia.

    • Sì, è proprio così purtroppo. Rinunciare al coinvolgimento significa rimanere nudi, e praticamente tutti ne hanno molta paura. Ma comunque l’importante è fare un passettino per volta nella direzione giusta, anche se lento, l’importante è il cambiamento.

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