Alchimia della Consapevolezza

Foto: bimbo pensieroso

Qualche giorno fa parlando di consapevolezza, dicevo che vi sono schemi mentali e corsie preferenziali per gli impulsi cerebrali, e come siamo condizionati da essi nelle nostre scelte. Tutto funziona come in una Alchimia.

Molti di questi schemi di comportamento hanno avuto origine nella nostra infanzia, e sono alla base di molti nostri “capricci da adulti“, per non parlare di problemi più gravi. D’altronde è risaputo che quello che ci succede nei primi anni di vita è d’importanza cruciale per la formazione del nostro comportamento.

Nella mia ricerca spirituale mi sono spesso imbattuto in un concetto interessante su questo tema, un modo di pensare la crescita differente dal modello tradizionale valido per noi occidentali.

Noi crediamo in un individuo come entità separata che nasce, cresce diventando bambino, ragazzo, uomo, anziano e poi muore, quindi un’evoluzione. In oriente si pensa piuttosto a una vita paragonandola metaforicamente a una cipolla, nel senso dell’essere “multistrato”. Funziona così: il neonato porta con sé i segni della nascita, evento molto traumatico, quando diventa bambino, non scompare, ma si fonde rimanendo come traccia nell’inconscio. Il bambino, a sua volta, non scompare diventando ragazzo, ma rimane nell’inconscio anche lui, con tutte le sue esperienze positive e negative, e così via per tutti i vari stadi della crescita. L’individuo è così una somma delle sue esperienze come fossero appunto strati, e scavando è possibile rintracciare ancora il bambino anche nell’uomo adulto.

In definitiva il carattere e il comportamento di una persona sono una specie di equilibrio tra tutte le precedenti esperienze e forme di essere, che non si sono fuse modificandosi, ma che rimangono latenti nell’inconscio, pronte a riemergere se l’equilibrio viene a mancare.
Per acquisire la piena responsabilità della nostra esistenza dobbiamo imparare a non portare con noi il bambino che abbiamo ancora dentro, o meglio, dobbiamo saperlo “accudire” nel modo giusto. Se ci pensate bene, i bambini sono meravigliosi, ma sono pieni di capricci. Vogliono ottenere il massimo con il minore sforzo possibile, non hanno responsabilità, prendono ma non devono dare, altrimenti cominceranno a piangere, a urlare. La possessività nasce proprio in questo periodo, infatti serve per la sopravvivenza, ma quando si cresce diventando adulti si dovrebbe essere in grado di badare a se stessi, non è più necessaria la possessività di un bambino.

Tutte queste caratteristiche dell’infanzia dovrebbero sparire per arrivare a poter provare il vero amore, quello disinteressato. Se il bambino interiore non è stato sorpassato, saremo gelosi, avremo paure, insicurezza. L’amore non fiorirà mai in un terreno così ostile e perciò ci troveremo in un circolo vizioso: proprio perché l’amore non cresce, ne saremo sempre più affamati, e questo porta a possessività e così via.
Sono convinto che questo sia un problema della nostra società. Crediamo di essere cresciuti, ma non lo siamo e nei momenti difficile riemerge il nostro passato e prende il sopravvento. Per cambiare dobbiamo passare da un amore “infantile” a uno “maturo”!

Per smettere di essere possessivi e vivere più serenamente, dobbiamo comprendere che il bambino è ancora presente dentro di noi, dobbiamo riportarlo alla luce della consapevolezza, non lasciarlo operare nascosto nell’inconscio. Se lo vediamo nella sua bruttura potremo dirgli addio.
Possiamo farlo tramite la meditazione. In silenzio osserviamo quel bambino presente in noi, le sue strategie, il modo in cui opera, e l’intero meccanismo che caratterizza questo schema esistenziale di sopravvivenza. Tutto questo senza mai giudicare o condannare, solo osservando semplicemente. Secondo l’esperienza dei grandi maestri esistenziali, è proprio in quest’osservazione che lo schema scomparirà. Vedendo la stupidità di quel modo di essere s’inizia a cambiare.

Questa è chiamata “alchimia della consapevolezza”, come un processo che cambia la chimica del cervello.

(Articolo ispirato agli insegnamenti del maestro spirituale Osho)

Cfr. Consapevolezza: qual è il suo significato?


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2 commenti

  1. Va bene, c’è del ‘brutto’ anche nel bambino che ci culliamo dentro con nostalgico affetto (Dr. Jeckill-Mr. Hyde). Uno può riconoscere la presenza di certi schemi mentali infantili nei propri comportamenti, ma c’è anche un bambino in tutti noi che sarebbe meglio ogni tanto far riemergere, tanto per intenderci il ‘fanciullino’ pascoliano . Meditando sul primo dici che si fa spazio al secondo?

  2. Sì certo, il fancullo non è per forza negativo. Meditare su di lui non significa ucciderlo, vuol dire farselo amico, vuol dire placare le sue bizze, ma gli aspetti positivi rimangono. La creatività, la spontaneità rimangono, ma non sono un problema quelle. Il problema sono l’irrequietezza, l’impulsività, la brama di possedere. Diventare consapevole non significa cancellare, significa controllare con naturalezza. Nulla di artificioso, ma tutto inperfetta armonia con l’esistenza. Meglio di così… :))

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