Ascolto profondo, un modo diverso di apprezzare la musica

come ascoltare la musica per meditareOrmai, dopo molti articoli scritti su questi temi, è chiaro che credo in un’influenza molto forte della musica sulla persona. Musicoterapia, Nada yoga, massaggio sonoro, meditazione, riti religiosi, educazione musicale e molte altre pratiche spirituali, esoteriche, culturali e mediche fanno un utilizzo del suono che va ben oltre il mero intrattenimento e il piacere per ascolto della musica.

 

Oggi voglio suggerire un modo di ascoltare musica che si spinge più in profondità. E’ una specie di gioco, nel quale la regola fondamentale è che bisogna usare l’ascolto come occasione d’immersione interiore. Questo si fa prestando attenzione alle sensazioni che emergono dal profondo, agli stimoli prodotti dai diversi brani sul corpo, sulle emozioni del proprio centro.

Arrivare al proprio centro con la musica richiede un percorso che parte dalla riscoperta delle proprie “radici”, per arrivare a gestire con profitto l’enorme energia espressa delle proprie “emozioni”, raggiungendo così un equilibrio che potrà condurre infine al proprio “centro”.

Naturalmente esistono musiche più adatte per uno o per l’altro aspetto della propria interiorità. Bisogna però ricordare che le musiche da sole non sono sufficienti. Se non sono accompagnate dalla volontà di cambiare, di conoscersi e di apprendere, l’ascolto anche delle migliori musiche diventerà puro intrattenimento senza nessun beneficio che vada oltre il piacere intellettuale.

Ecco perché molti esperimenti scientifici su questi temi non danno risultati comparabili. Semplicemente perché non sono cose oggettive, ma sono dipendenti dalla volontà di chi s’impegna in una pratica. Ecco qual’è la chiave per la riuscita o il fallimento di un percorso spirituale esoterico o qualunque altro.

Prossimamente entrerò più in dettaglio sui vari aspetti di questo modo più ”profondo” di ascoltare musica.

Namastè cari tutti.

by Wenz

Continua a leggere sull’ascolto profondo: “Rinforziamo le nostre radici”

Cfr: “Musicoterapia: consigli musicali da uno psichiatra”

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2 commenti

  1. Che strano riuscire spontaneamente a fare qualcosa ed apprendere in seguito che è stata teorizzata e formalizzata da qualcun altro.
    E’ esattamente ciò che è capitato al sottoscritto leggendo quest’articolo.

    Non saprei dire esattamente quando è cominciato, ma da tempo l’unico modo che ho di rapportarmi alla musica è quello qui definito “Ascolto profondo”. Aggiungo anche che non si tratta assolutamente di uno sforzo intellettuale, è piuttosto la completa compenetrazione del mio IO con la musica.

    Non a caso penso sempre che il verbo che maggiormente descrive il mio approccio alla musica è vivere, non ascoltare. Non riesco semplicemente ad ascoltare la musica, la vivo, nel senso più letterale del termine. E chiaramente la scelta dei brani e dei generi musicali è mai casuale o passiva.
    E questo è senza dubbio un bel problema nel rapporto con il 99% delle persone che conosco, le quali ascoltano piacevolmente, anche in maniera molto intellettuale, svariati tipi di musica, non riuscendo però a viverla veramente.
    Da cosa me ne accorgo? Dal fatto che scendono a compromessi assurdi per il sottoscritto, come semplicemente ascoltare musica non di loro gradimento. Una vera bestemmia!

    Chiudo riportando una osservazione personale.
    E’ qui evidente l’accezione positiva con cui l’autore descrive l’Ascolto profondo, arrivando a conferirgli anche proprietà terapeutiche.
    In questo aspetto la mia esperienza è assai singolare. Ho analizzato a lungo le necessità che mi hanno portato alla scoperta “devastante” dell’Ascolto profondo e sono sempre più convinto che la causa prima sia un forte malessere per il mondo in cui vivo, per la totale banalità di ciò che mi circonda, per l’esasperata ricerca dei più nefasti aspetti materialistici dell’esistenza che avviene quotidianamente intorno a me.
    Questo particolare approccio alla musica costituisce una risposta in primo luogo “negativa”, rigettando gran parte di quella vita quotidiana, e solo in seconda battuta “positiva”, creando le basi per una crescita interiore di natura spirituale.
    Non è mai elemento di socializzazione, o di riappacificazione con il mondo civilizzato, ma di profonda rottura con esso.

    Scusate il lungo e contorto commento ma come avrete capito non ho spesso la possibilità di affrontare questo tema e quando mi capita l’occasione cerco di coglierla al volo annoiando lo sfortunato di turno. Perdonate!

    PS Comunque la musica che “vivo” è sempre melodica e la scelta vien fatta procedendo di brano in brano, per questo definire un genere di mio gradimento è inesatto. Per evidenti esigenze di semplificazione, però, i due generi a cui sono più legato e da cui provengono il 95% dei miei “ascolti” sono la musica classica e la uplifting trance contemporanea, che molto hanno in comune, ma solo per il profondo ascoltatore.

    • Ciao Francesco, sono d’accordo con te. Spesso la necessità di un approccio più profondo con se stessi, in questo caso tramite l’ascolto profondo di musica adatta, nasce da un senso di insoddisfazione per quello che sta fuori di noi. Il mancato equilibrio ci sprona verso una ricerca di una nuova “armonia”. E i questo caso la parola armonia mi pare molto adatta. Bene, allora buona ricerca Francesco.

      P.S. non conosco l’uplifting trance, ma proverò a cercare qualcosa appena ho un pò di tempo.

      Namasté

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