Ecco una storia molto bella per tutti noi:
Esisteva un maestro indiano che si faceva sempre accompagnare da un musicista suo discepolo. Prima di ogni suo discorso il discepolo suonava per creare l’atmosfera giusta, al termine della musica il saggio parlava e quando smetteva di parlare di nuovo iniziava la musica. Il maestro si spiegava così: “Suona mio discepolo, in modo che chi è qui per ascoltarmi capisca quanto le parole sono impotenti. Io le devo usare solo perché voi non siete abbastanza consapevoli e non sapete che ci sono mezzi di comunicazione superiori”.
La vita del maestro si svolse perennemente in viaggio e il discepolo lo seguiva in tutta l’India, fino anche in Arabia, e lì, mentre viaggiava per arrivare a La Mecca, successe qualcosa di curioso.
Siccome era sera, si prepararono per dormire, ed entrambi misero i piedi rivolti a La Mecca. La fama del maestro era grande e perciò nessuno si aspettava questo comportamento. Si trattava di un grande insulto per i mussulmani, che sono molto sensibili a questa cosa. I sacerdoti accusarono il maestro indiano di offenderli e dissero che era un impostore se non sapeva nemmeno come doveva comportarsi in visita da loro.
Alle loro accuse il maestro indiano rispose: “ Non siate arrabbiati con me. Io ho un grave problema, perché in qualsiasi direzione tengo i piedi, essi sono sempre rivolti al divino, poiché non esiste niente al di fuori del divino. Non l’ho fatto apposta, ma se vi sentite offesi, allora potete muovere le mie gambe in qualsiasi direzione volete”.
Quando i sacerdoti mossero le gambe del maestro avvenne una magia, ovunque le muovevano, anche La Mecca le seguiva e si spostava all’orizzonte.
(Storia adattata dai discorsi di Osho)
by Wenz