“Le cose, anche le più belle e raffinate, non durano in eterno”.
Il Mandala è un disegno circolare di antica tradizione e forte connotazione mistica e spirituale. Nella cultura Buddista e Hindu rappresenta il processo mediante il quale il cosmo si è formato dal suo centro. Solitamente è creato con sabbie colorate e, dopo un certo periodo di tempo, viene distrutto, ricordandoci così come l’esistenza sia un ciclo e come dalla fine di una cosa ne nasca un’altra nuova.
Lo psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung ha studiato a lungo i Mandala, utilizzandoli per comprendere la personalità dell’uomo. Secondo Jung, durante i periodi di tensione psichica, figure mandaliche possono apparire spontaneamente nei sogni per portare o indicare la possibilità di un ordine interiore.
La funzione dei Mandala, per le culture orientali, è doppia in quanto essi entrano nella personalità più intima di chi li ha disegnati proteggendo dagli eventi esterni e, nello stesso tempo, rappresentano qualcosa di nuovo, che non esiste ancora.
Torniamo alla musica. La Cimatica spiega come le vibrazioni influiscono sulla materia disegnando complicate figure geometriche che possono ricordare proprio i Mandala. Prendendo spunto dai principi fisico-acustici del suono, dalla pratica del Nada Yoga (lo yoga del suono), del Canto Armonico (Overtones singing), e continuando in qualche modo la ricerca iniziata da E. Chaldni (1756 – 1827) e Hans Jenny, nasce così il “Mandala Sonoro”.
Nella sua pratica si crea una performance che prevede l’uso del canto armonico e di percussioni, con cui vengono manipolate le polveri aniliche disposte su un tamburo di pelle animale poggiato sopra un amplificatore che trasmette i suoni prodotti. Le vibrazioni sonore modellano le polveri colorate attraverso le diverse frequenze degli armonici naturali, come in una sorta di “danza cosmica”, creando interessanti e suggestive strutture geometriche lungo i punti nodali e le linee vibratorie.
Gli scarabocchi che facciamo distrattamente e che poi gettiamo senza pietà, a volte assomigliano a dei mandala, c’è un libro che si chiama ‘i disegni dell’inconscio’ ma non l’ho letto. Questo però credo si occupi solo di interpretare i nostri segni, mentre i mandala mi sembra di aver capito che hanno una valenza anche terapeutica. Mi piacerebbe provare a disegnarne uno, scommetto che non si può usare il compasso!
Eh eh… sì, mi sa che il compasso non è consentito. Comunque ci deve volere una bella pazienza per fare questi disegni, già quella è una prova di volontà, poi il simbolismo e la meditazione fa il resto. Noi però ci concentriamo sulla musica, che è meglio! 😛
Ne farò uno piccolino piccolino, ascoltando musica…hehehe