Isidoro di Siviglia: musica, perfezione e volontà

isidoro di siviglia e la musicaLa concezione filosofica della musica nel medioevo la vedeva come un mezzo per avvicinarsi a Dio, partendo dal microcosmo della dimensione umana, per rappresentare il macrocosmo della dimensione divina. E’ un tema molto diffuso in quel periodo, ma la vera ammissione d’importanza della musica ci viene da Isidoro, vescovo di Siviglia.

 

Vissuto nel VII secolo d.C., Isidoro fu il teologo cristiano che più di altri vide nella musica un’assoluta importanza, tanto da arrivare ad affermare che senza di essa non esisterebbe nulla. Già con Agostino prima e con Boezio poi, si riconosceva alla musica la funzione di avvicinare al divino, che superava la semplice natura fisica, matematica e meccanica del comporre o del suonare. Isidoro però sostenne, nel suo Etymoogiarium sine originum libri XX, che senza la musica nessuna disciplina può essere perfetta.

Connettere il microcosmo al macrocosmo è un tema ricorrente del medioevo, che ritroviamo anche in Boezio per esempio, ma Isidoro va oltre e ritiene che la musica esprima e sia un riflesso dell’armonia celeste, immediatamente ricevibile e fruibile dall’uomo, che ci riporta alla perfezione del divino. In questo senso il teorico della musica era visto come colui che più si avvicinava alla verità divina, grazie alla conoscenza dei segreti dell’armonia. Contrapposto in questo al semplice musico, che con la sola e scarna pratica non poteva ambire alla stessa perfezione, o quantomeno avvicinarsi ad essa.

La cosa che permetteva al teorico una superiorità era il fatto di non limitarsi alla semplice esecuzione inconsapevole, venendo sedotto dalle bellezze musicali, ma diversamente dal musico egli aveva conoscenza e consapevolezza, abbinate alla pratica, che lo rendevano più vicino alla perfezione divina.

A questo proposito mi viene da fare una riflessione sulla musica e la guarigione. Spesso ho sostenuto che senza intenzione e consapevolezza, le frequenze musicali non sono in grado di produrre benefici che vadano al di la del semplice rilassamento o piacere. Proprio perché, come già all’epoca di Isidoro si poteva intuire, per rendere la musica qualcosa di superiore, occorre una consapevolezza e una conoscenza che devono andare oltre la semplice espressione libera, che viene dall’ascolto o dal suonare “appassionato”. Per avvicinarsi a qualcosa di più serve il coinvolgimento di corpo, mente, anima ed emozioni.

by Wenz

cfr. Filosofia della musica – Massimo Donà

 

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