Per il cervello la musica non ha confini

A differenza delle lingue straniere, l’esposizione alla musica di altre culture non produce differenze nell’attività cerebrale

Per il cervello la musica non ha confiniUn gruppo di ricercatori che indaga sul modo in cui la mente umana reagisce alla musica e sul ruolo svolto in questo processo dalla familiarità culturale ha scoperto che l’esposizione alla musica di un’altra cultura non produce alcuna differenza nell’attività cerebrale. Si tratta di un risultato che contrasta con le ricerche sulla comprensione dei linguaggi, che hanno mostrato che il cervello reagisce in modo diverso se viene esposto a una lingua conosciuta oppure non familiare. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “NeuroImage“.

Gli scienziati, guidati da Steven Morrison e Steven Demorest dell’Università di Washington, hanno usato tecniche di risonanza magnetica funzionale (fMRI) per studiare come musicisti professionisti americani e soggetti di controllo privi di addestramento musicale rispondevano a musica occidentale e cinese (cantonese). Pur non avendo rilevato nessuna differenza complessiva nell’attivazione cerebrale in corrispondenza dei due stili, hanno osservato che la capacità delle persone di ricordare se avevano udito un brano musicale dipendeva dallo stile della musica. Inoltre sono state osservate differenze nell’attivazione cerebrale a seconda dell’addestramento musicale ricevuto.

“I dati – afferma Demorest – indicano che l’educazione musicale influisce sul modo con cui una persona si avvicina alla musica molto più della familiarità culturale con un particolare stile musicale”. Nonostante gli schemi di attività cerebrale dei soggetti fossero simili quando ascoltavano musica occidentale o cinese, nei test mnemonici entrambi i gruppi ottenevano più successo quando dovevano identificare brani già ascoltati di musica più tradizionale.

 

Articolo tratto da Le Scienze (link originale)

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