La mente, con tutti i suoi processi chimici che ormai cominciano a essere noti, potrebbe essere paragonata a un nastro registrato, oppure ad un vecchio disco se preferite. Basta stimolare la zona giusta ed ecco che un particolare processo ha luogo e ripetendo l’esperimento avviene di nuovo nel medesimo modo.
Queste “musiche” registrate nella mente, spesso non sono adeguate e non dovrebbero essere ascoltate troppo. L’ideale sarebbe riuscire a distinguere i casi in cui sono efficaci e quelli in cui non lo sono. Per fare questo bisogna imparare a non identificarsi con la mente, ma rimanerne distaccati come un testimone, una specie di controllore.
All’inizio è sufficiente una piccola osservazione, rimanendo distaccati dai pensieri che scorrono nella mente, con la consapevolezza che in fondo non è altro che una cosa pre registrata, che non è realmente quello che siamo, ma solo un’interfaccia tra noi e la realtà. E’ un mezzo che dovremmo imparare a utilizzare meglio, in fondo.
Il pensiero può essere una cosa ormai inutile, ma continuando a identificarci con esso, lo si fa rivivere rinnovandolo continuamente. Osservandolo, come qualcosa che è solo il frutto di un processo chimico, piano piano perderà d’importanza e si sconnetterà da noi.
L’unico vero problema esistente è come disconnettersi dalla mente. Siccome però vi sono meccanismi subdoli che ci fanno tornare in situazioni problematiche, ci vuole molta attenzione e bisogna anche essere pronti a darsi una scossa quando ce ne accorgiamo. In quei momenti, l’ideale è dedicarsi a un’attività che permetta di scaricare l’energia in eccesso, come lo sport ad esempio. Nel frattempo si dovrebbe ripetersi: “Basta! Io ti conosco, non manipolarmi più!!!”
Lo so, per alcuni sembra strano, ma l’importante è mantenere il proprio equilibrio, anche se in un modo un po’ “teatrale”.
Namasté
by Wenz
(articolo ispirato agli insegnamenti dei maestri Osho e Gurdjieff)
Articoli consigliati: