Vivere come robot

vivere come robotLa “meccanicità” dei nostri gesti è una caratteristica messa in luce da molti grandi pensatori del passato. Se la consapevolezza è la via per ridurre drasticamente le nostre ansie e preoccupazioni e vivere con più sicurezza la nostra vita, il modo in cui ci comportiamo quasi da “sonnambuli” in molte delle nostre attività, causa tensioni e infelicità.

 

Su questo blog ho già messo in luce in un articolo come queste idee siano più che concrete, e evidenziate da recenti ricerche in campo neurologico. Oggi voglio parlare dell’effetto sulla nostra vita di questo modo di agire che è sicuramente derivato da un tempo nel quale aveva una funzione pratica, ma che poi, con l’evoluzione del nostro stile di vita, è diventato controproducente.

Essere “meccanici” significa non spontanei, significa essere ancorati al passato. Infatti quando il cervello funziona solo come un biocomputer, gli si toglie ogni possibilità di improvvisazione e creatività. Per agire così, baipassando la volontà e preferendo schemi di comportamento abituali, è logico che entri in causa solo quello che si è appreso precedentemente. Uno schema già strutturato non può essere contestualizzato alla situazione attuale, odierna, è sicuramente derivato da abitudini “cristallizzate” nella nostra personalità. In questo modo, abbiamo la sensazione di non essere mai adeguati a ciò che accade. E’ un sistema che potrebbe andare bene per un essere non consapevole di esistere, ma per un uomo è una tragedia. Anzi, più l’uomo è consapevole, più è una tragedia!

Le risposte alle situazioni che derivano da questo “standard” del comportamento sono spesso falsità, proprio perché non sono spontanee. E più un individuo è “avanti” nel proprio percorso di consapevolezza, più se ne accorge e questo può causare sensi di colpa e ansie. D’altro canto va detto anche che chi è un po’ più saggio, sa anche che non esistono colpe e che sono cose difficili da superare, ma col giusto approccio si può andare oltre alla “normalità”.

E’ necessario fin d’ora agire sempre con più presenza, a partire dalle piccole cose. Camminando, possiamo cercare di portare la mente su quello che facciamo, e non lasciare che le gambe si muovono mentre noi pensiamo a qualsiasi altra cosa che ci viene in mente. Oppure la sensazione dell’acqua calda che scorre sul corpo durante una doccia, coglierla e concentrarsi su di essa è già meditazione.

La vera meditazione è qualcosa che si fa per tutto il giorno, durante le attività, se ci accorgiamo che la mente vaga e noi stiamo facendo tutt’altro, allora proviamo a riportare le due cose allo stesso piano e concentriamoci sull’azione. Ne riceveremo un grande benessere, questo è un insegnamento dei grandi maestri del passato che credo sia sempre più attuale e importante nella nostra società.

By wenz

 

Cfr. Consapevolezza: qual è il suo significato?

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