La meditazione cerca di avvicinare ogni persona che la prova alla propria parte più intima ed ancestrale, senza richiedere una rinuncia alla dimensione esteriore, ma piuttosto un’integrazione. La creatività è il più grande esempio del processo che la meditazione può compiere, in questo modo la musica può diventare davvero profonda e interiore.
Molti mistici e maestri spirituali hanno definito lo stato cui si aspira tramite la meditazione come “non-mente”, in quanto si cerca di bypassare la parte pensante del nostro essere, per ricongiungersi con la propria interiorità più completa, qualcosa che ha un sapore quasi divino e che ci accomuna tutti. Ecco ad esempio come recita il libro della Genesi (1, 26): “E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
Perseguire questa importante dimensione, che ci è per lo più celata dalla nostra superficialità e materialità, non vuol però dire rifiutare il mondo, avendo riluttanza per ciò che è esteriore e impegnandosi solo a ricercare la profondità di se stessi. Tutto ciò che esiste ha un motivo ed è stato creato da Dio per svolgere la sua funzione. La vera missione di ognuno di noi è riuscire ad integrare e assorbire gli stimoli che ci arrivano arricchendo noi stessi e il mondo che con cui siamo a contatto, esteriore o interiore che sia.
L’arte è un grande esempio di ciò. I migliori artisti ricercano qualcosa di profondo, e quando lo trovano, sono in grado di dare sfogo all’ispirazione mettendo in collegamento diretto la loro parte divina con il mondo esterno, creando così la vera opera d’arte. Un musicista che ha avuto contatto in qualche modo con la propria “divinità” potrà arrivare ad una musica ancor più profonda: la musica interiore.
La creatività non è solo propria delle forme d’arte più note, come la pittura, la poesia e la musica, ma di ogni forma di produzione che parta da un essere che voglia mettere in comunicazione la propria intimità col mondo esterno. In questo senso ogni attività può svolgere lo stesso compito: persino il lavoro più umile può diventare “divino” se lo si ama e si svolge seguendo i principi della compassione e della meditazione, dedicandosi con devozione e umiltà, proprio come ha fatto Dio quando ha creato ciò che esiste, senza chiedere nulla in cambio, ma lasciando che le leggi proprie di ogni dimensione regolassero gli eventi che vi accadono.
Il gioco ha le sue regole, sta a noi cercare di non subirle ma piuttosto di utilizzarle per creare qualcosa di unico e irripetibile, come dovrebbe essere ognuna delle nostre vite e la vera musica.
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