Continuando a parlare di armonici e fondamenti fisici della musica, vediamo oggi che rapporto c’è tra questi fenomeni e gli intervalli musicali. Esistono scale più o meno concordi con queste proprietà del suono?
Sentendo un suono musicale, difficilmente riusciamo a distinguere gli “ipertoni” che contribuiscono alla costruzione timbrica di quel particolare suono, eppure sono molti. Senza questi componenti timbrici sarebbe impossibile distinguere il suono di un violino da quello di una tromba.
La frequenza del suono di base (quello che sentiamo più presente) è in un rapporto matematico proporzionale con gli armonici che fanno parte di quel particolare suono. Ad esempio il primo armonico che si sviluppa, ha una frequenza doppia di quello della nota fondamentale, e, nella cultura musicale mondiale, questi due suoni sono definiti come intervallo di un’ottava, e vengono chiamati entrambi con la stesso nome (ad es. due DO, due SOL, ecc.). I rimanenti armonici (ipertoni) che si sviluppano, hanno rapporti matematici sia con il suono fondamentale che con quelli che li precedono, ad esempio il terzo armonico è in rapporto di 3/2 con il secondo. Questo intervallo viene chiamato di quinta e, nel caso il suono fondamentale sia un DO, la nota originata sarebbe un SOL, che dista appunto cinque note dal DO (DO, RE, MI, FA, SOL).
Senza addentrarmi oltre nella teoria musicale, voglio solo dire che esiste una scala che rappresenta i primi armonici con coerenza, e che per questo motivo è più “naturale” delle rimanenti. I suoni di questa scala sono: DO, RE, MI, FA#, SOL, LA, SIb. Naturalmente partendo da ogni suono fondamentale (tonalità) si potranno ottenere scale con le stesse caratteristiche fisiche. Nella teoria musicale occidentale questa scala prende il nome di scala Lydian Dominant.
Nella musica indiana la conoscenza delle scale è millenaria e ad ogni scala (chiamate Raga) vengono accostati particolari stati d’animo e proprietà curative. Ad esempio la scala citata prima, nel sistema musicale indiano prende il nome di Raga Saraswati, dal nome della Dea indiana della musica. Il concetto di base del modo di vedere i suoni da parte di questa grande cultura orientale è quanto essi sono vicini o lontani dall’origine fisica dei suoni (armonici).
Questo tipo di approccio alla musica era proprio anche della cultura occidentale, ad esempio in Grecia, e comunque era studiato e tramandato dalle scuole misteriche che accostavano alla musica, o al solo suono, proprietà curative e di guarigione, vedendo in essi il principio che pone la vibrazione alla base ed origine della stessa forza creatrice dell’Universo.
by Wenz